“(…) É una poetica della femminilità, del gioco pensoso, dell’infanzia e della maternità, dell’attesa e dell’abbraccio, tutti oggetti della meditazione e della creazione artistica che risultano di una limpidezza e di una semplicità commoventi (…)”

Alessandro Giovanardi

Piergiorgio Pasini

 

… Le "creature-sculture" di Angela Micheli sussurrano verità da riscoprire e sentimenti primari, rivelano bellezze assolute di forme, fanno riaffiorare emozioni essenziali ( … ) Piergiorgio Pasini 

 

Non solo i soggetti sono al femminile, ma anche i sentimenti sono al femminile, e al femminile è senza dubbio la qualità della forma (che è quella che importa, dicono i filosofi dell'arte "formalisti"). Che in queste, come in tutte le vere opere d'arte, non può certo distinguersi e disgiungersi dai soggetti e dai sentimenti; e qui appare in perfetta coerenza con essi, cioè umanamente femminile, tenera, sensibile, duttile nell'esprimere situazioni, sensazioni e intuizioni, osservazioni e nostalgie che, pur comuni a tutta la razza umana, sono più frequenti, se non specifiche, nel mondo femminile. Non inganni il fare energico, sommario e virilmente focoso che apparentemente caratterizza le forme: nasconde una cura estrema, una profonda meditazione, un'energia pratica e rapace priva di leziosità, un'acutezza di giudizio e una sensibilità che ci propongono sempre una femminilità alta e nobile, determinata a proclamare senza timidezza le sue ragioni morali e poetiche.

Le "creature-sculture" di Angela Micheli si accampano nello spazio con disinvoltura, occupandolo senza invaderlo e popolandolo con discrezione e naturalezza, vivendolo senza protervia e senza timidezza o soggezione. Non si pongono come "doppi" o simulacri o fantasmi di esseri viventi, né come semplici oggetti, ma come situazioni, come testimonianze - concrete e insieme simboliche, umane e insieme fantastiche - riguardanti la vita. Ecco, appunto come testimonianze di vita e come situazioni di gioco e di tenerezza, di maternità e di protezione, di fierezza e di nostalgia queste opere vanno viste, accettate e accolte. A chi le accosta e le guarda senza malizie intellettualistiche sussurrano verità da riscoprire e sentimenti primari, rivelano bellezze assolute di forme, fanno riaffiorare emozioni essenziali, magari dimenticate e disperse dalla consuetudine o dall'indifferenza. Invitano con discrezione a un momento di pausa, di recupero di valori, di riflessione di contemplazione, in definitiva di amore. E invitano gli uomini e le donne a specchiarsi in esse per ritrovarsi più autentici e più semplici e per ricuperare il senso vero della tenerezza dell'infanzia, dell'ingenuo abbandono nel grembo della madre, delle trepidanti aspirazioni della gioventù, della baldanza della giovinezza, della gioiosa, scurezza della fertile maturità.
Ma solo quando si riescono a superare i convenzionali schemi scolastici (soggetto-tema, forma-espressione, stile-tecnica e via dicendo) e a considerare insieme i vari livelli di cui si è detto e che nella realtà delle opere sono intrecciati e fusi e superati, si potrà avvertire la pienezza di poesia che promana da queste figure, che sono autentiche, organiche, complesse e vitali creazioni prima e più che artifici plastici o illustrazioni aneddotiche.

 

Piergiorgio Pasini -  scrittore, saggista, storico dell’arte