“(…) É una poetica della femminilità, del gioco pensoso, dell’infanzia e della maternità, dell’attesa e dell’abbraccio, tutti oggetti della meditazione e della creazione artistica che risultano di una limpidezza e di una semplicità commoventi (…)”
Luca Cesari
Angela sembra indicare la donna come tetto della natura e restituire alla madre quell’aspetto antico e dolcemente severo di terra, di partoriente, di allattante così come può essere una madre nella vita animale presso al sua prole (…) Luca Cesari
La Micheli è scultrice del sentimento indiviso della donna. Le figure femminili che ella plasma tacciono la loro indole mentre mostrano la propria calda disposizione amorosa; possono sembrare arrendevoli ma, in realtà sono forti oltre quanto immaginiamo. Sono come grotte chiuse in se stesse che poi diventano valli. C’è in loro passione, tenerezza assennata, una nobile ed antica dignità di madri … C’è anche una tigre improvvisa, prepotente ed estrosa che ribolle dentro queste madri: una vecchia tigre attentissima a proteggere la propria prole.
La donna stessa per la Micheli è una tigre dell’universo. Tigri, orse o lupe, le madri della Micheli si incurvano con gesti di gelosia e protezione sulla prole mai lasciata con le spalle esposte ad un possibile attacco. Ogni muscolo della schiena, delle braccia, delle gambe è contratto in questo atteggiamento. Le palpebre sono rovesciate verso l’esterno in modi profondi e dolci.
... La ragione di questi termini prevalentemente 'espressivi' è da ricercare nella stimolazione che essa riceve dal proprio tessuto originario di appartenenza alla marca dell'antica 'Lombardia', nel senso indicato da Arcangeli per l'arte padana ed emiliana da Wiligelmo a Morandi: ossia di quella dominante naturalistico-espressiva cui concorre da un lato il sentimento di "calore e presenza di immediata, invincibile fisicità" e dall'altro un trapasso "in valore di passione, di sentimento, di espressione", secondo il rispetto delle diverse personalità di questo lungo percorso. Comunque sia, non è dubbio, a parer mio, che il sentimento del corpo plasmato da Angela si collochi molto bene in questa speciale condizione di appartenenza, in virtù della quale viene a situarsi come una staffetta di tale condizione ancora oggi. ......
… l'occasione di esporre in Verucchio sincronicamente alla mostra etrusca, Le ore e i giorni delle donne, offra alla scultrice - questa volta fuor di metafora o, sia pure, nuotando nella metafora - una vera discesa alle madri quale da tempo attendeva di fare, avendo occasione di dialogare non solo con quello che è il teatro naturale della sua origine, ma anche con materiali di lavoro che può ben sentire negli strati componenti questa terra che guarda a nord …
… con questa mostra l'artista risale in profondo la propria storia suggerendo ora nel paganesimo perduto, ora nel riallaccio alla tradizione originata secoli dopo nello stesso luogo di discesa dei villanoviani, una verifica importante del suo produrre. Connotazioni insieme di presenze e immagini, sembrano ristabilire antichi ricongiungimenti in seno all'Etruria. Così eccola virare in rossi più accesi e conturbanti per forza vitale, omaggi a una saporosa femminilità vicino orientale, in specie più decorative, con cui sembra deviare dall'immagine più assorta, e certo portante, delle sue figure in terra femminili, variando dalla più abituale grigio rosea monocromia alle frenesie esaltanti il colore naturale della cottura …
... Potrei comunque osservare che, etrusche, o almeno villanoviane, sono sempre state le figure di terra della Micheli; prima ancora che qualsiasi decisione intenzionale dell'artista potesse prevederlo. Come a dire che nei bicchieri dove essa mescola i propri rossi o grigi verdastri che paiono succhi ancora freschi di malta, si sono sempre amalgamate 'Etruria' e 'Padania' …
… Donne dell'età del bronzo, con il loro ethos riattivato nell'immagine della nostra donna presente? E perché no? Come potrebbero essere credibili, altrimenti, se non come ritratti di donne situate naturalmente nella vita del quotidiano, quali brani di autobiografie (e tutte le opere plastiche di Angela lo sono)? Ma la loro anteriorità, si sa, è quella decisa dalle basi fisiche, corpose, dalla loro fibra, dalla loro fattura, che pare indizio delle fisionomie delle contadine, delle donne del borgo, con gli aspetti ben vivi che potevano avere ancora nell'infanzia di Angela, dentro un mondo vieppiù rurale e già piccolo-borghese, artigiano, immortalato dal capolavoro di Eugenio Pazzini. Con questa esposizione parallela alla mostra archeologica, di cui assume motivatamente la stessa intitolazione, Angela Micheli indaga se stessa, il proprio plasticare, scandaglia la propria produzione con una metafora corrispettiva, immaginando, dal parapetto del nostro tempo, la vicenda della donna sotto il magico flusso e riflusso di una perennità del tutto liquida; come con vendicativa verità l'archeologia testimonia. Sono sicuro che la duplice intitolazione delle mostre, lungi dall'evocare arbitrari paragoni, suggerirà al visitatore il parallelo.
Luca Cesari – poeta, saggista storico dell’arte, docente di estetica Accademia di belle arti di Urbino