“(…) É una poetica della femminilità, del gioco pensoso, dell’infanzia e della maternità, dell’attesa e dell’abbraccio, tutti oggetti della meditazione e della creazione artistica che risultano di una limpidezza e di una semplicità commoventi (…)”

Alessandro Giovanardi

Enzo Santese

 

(…) Per l’artista l’infanzia diventa un territorio in cui attingere valori e modelli, spunti di riflessione da trasformare in risultati d’arte. I corpi si accampano in uno spazio dove vibra proprio “l’anima” dei personaggi creati … Le anatomia poggiano su un’essenzialità assoluta, il tratto plastico le fa essere immediate, come creature scaturite dall’immaginario sottoposto ai flussi di un lirismo intenso … (…) Enzo Santese 

 

Nella poetica di Angela Micheli precisi motivi generatori innescano un gioco di equilibri formali, alcuni appartenenti alle peculiarità del pensiero, altri innestati nella tecnica plastica vera e propria.                     

La tematica percorre trasversalmente la necessità (avvertita dall’artista con particolare e profonda partecipazione) di evidenziare il valore assoluto della femminilità. 

Le figure, di piccole e medie dimensioni, avviluppano nell’andamento anatomico l’idea della maternità resa più calda dalla terracotta, capace di assumere intonazioni policrome anche quando la tonalità dominante è quella rossiccia o quella abbrunita, tipica delle materie usate; i corpi si caratterizzano per il fatto di accoccolarsi in una posizione ad uovo, dentro cui viaggia virtualmente la frequenza concettuale della vita, concepita nella sua espressione più intensa …

Nella proposta scultorea entra spesso da protagonista un dato che solo apparentemente è marginale nell’economia dell’assoluto plastico, la poltrona, l’arredo domestico su cui meglio si raccolgono le tensioni affettive, talora prolungate nella presenza della bambola, per la bambina autentica prefigurazione della maternità. 

Angela Micheli sa disciplinare il proprio empito creativo con rigore e lucidità progettuale: prima di affermarsi nello spazio, le sue “creature” saggiano l’esistenza sulla superficie in una serie di disegni preparatori che hanno una vibrazione sentimentale autonoma, a prescindere dai rimandi plastici a cui si riferiscono. La cifra sentimentale di questa artista è ravvisabile in una raffinata traduzione, nella forza propria della materia (terracotta o bronzo), di morbide consapevolezze scolpite, prima di tutto, nella sua sensibilità di donna e artista. 

Da queste creazioni, ormai libere da seduzioni culturali alita un’anima protesa ad affermare la propria piena appartenenza al mondo, attraverso l’estrapolazione di se stessa in una serie di moduli concettuali resi di volta in volta diversi; pur nel solco di una medesima direttrice di sensibilità.

 

Enzo Santese – poeta, scrittore e critico d’arte