“(…) É una poetica della femminilità, del gioco pensoso, dell’infanzia e della maternità, dell’attesa e dell’abbraccio, tutti oggetti della meditazione e della creazione artistica che risultano di una limpidezza e di una semplicità commoventi (…)”
Licio Damiani
Le mani “fuori scala”, la torsione delle braccia, rispondono ad una necessità simbolica, si traducono figurativamente in viluppi di liane di una foresta dell’anima incantata d’amore.
Licio Damiani
Sono deliziose le bambine con bambola, sedute nella sontuosa poltrona da salotto. Nelle testine di adolescente, di forme piene e dense, bloccate in fissità primordiali, di grande concentrazione e di levigata essenzialità, emergono accenti di una fantasiosa naiveté in una visione felice quasi di idolo arcano. Il tema al quale l’artista dedica gran parte della propria opera è quello della maternità.
Tema affrontato secondo una visione al femminile, scavato dall’interno di una esperienza cardine, rivissuto in una dimensione di coinvolgente interiorizzazione esistenziale. Non c’è ripetitività nella trattazione del soggetto, ricco di intense e delicate variazioni.
I gruppi dei nudi muliebri e dei bambini - allattati, distesi sotto la figura materna, cullati, nell’abbraccio, deposti sulle ginocchia - si articolano in preziosissime e dinamiche costruzioni volumetriche.
L’accentuazione espressionistica drammatizza le superfici in terracotta o fuse nel metallo antico, con magnetici contrasti chiaroscurali, con improvvise scabrosità, pietrose durezze, duttilità plastiche o dolcissime levigature.
Le mani “fuori scala”, la torsione delle braccia, rispondono ad una necessità simbolica, si traducono figurativamente in viluppi di liane di una foresta dell’anima incantata d’amore. Il corpo della madre diventa nicchia, alveo protettivo, conchiglia, “grotta” dei sentimenti. Con le sue gropposità pietrose si fa scoglio al quale ancorare certezze.
… Altre volte il seggio resta vuoto e il cane si accuccia ai suoi piedi, dando luogo a una più libera, rarefatta articolazione di volumi, a una sospensione come d’attesa. Queste poltrone curvilinee, intarsiate di trame e quadrature a losanghe policrome, sembrano echeggiare il decor etrusco del Museo di Verucchio, ma rimandano anche ai fastosi troni minoici di Cnosso patinati dai millenni … Sembrano idoletti arcaici o ex voto della classicità fuggiti dai
templi della greca Corinto, le testine di adolescente bloccate in arcane fissità primordiali …
Licio Damiani – scrittore, giornalista, storico e critico dell’arte